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28 novembre 2012

Fare 4115 Km per lavorare: la lezione dei pendolari uzbeki

tabellone delle partenze da Pulkovo 1 (San Pietroburgo)
Ci trovavamo all’aeroporto di Pulkovo, una quindicina di km a nord di San Pietroburgo, per accompagnare al terminal 1 un parente e ci aveva incuriosito un folto gruppo di passeggeri in partenza. tutti dotati di grossi borsoni e sacche per lo più nere come neri  erano gran parte degli indumenti da loro indossati. Avevano un aspetto diverso dai russi e una carnagione scura ma soprattutto erano alquanto tarchiati . Molti portavano un berrettino di lana posto sul capo più per tenerlo al sicuro da qualche parte che non per indossarlo. Ad un certo punto mentre  il nostro parente completava il check in, una impiegata dell’aeroporto sollecitava ad alta voce i passeggeri diretti a Taskent, invitandoli a mettersi in coda allo sportello a destra di quello diretto a Roma .
Le decine di viaggiatori infatti erano sparpagliati per il salone ma tutti intenti in un’operazione curiosa ma probabilmente necessaria: tutti muniti di rotoli di polietilene trasparente avvolgevano con cura meticolosa i loro borsoni e sacche, custodi dei loro scarsi averi, creando quasi dei bozzoli trasparenti ma a loro modo di vedere, inaccessibili. Da notare che in aeroporto si trovavano due postazioni di quelle società che imballano perfettamente i bagagli per pochi rubli ma probabilmente il loro sistema era sicuramente più economico ma non sappiamo però se efficace; quel che è certo è che nel salone delle partenze di Pulkovo 1 stavano eseguendo un vero concerto e i musicisti erano le decine di viaggiatori intenti a trasformare i loro bagagli.in lucenti crisalidi.
Avevamo visto spesso in città operai simili , piccoli di statura e di carnagione scura nei vari cantieri dove si stanno realizzando grandi opere (teatro Mariinsky e alcuni tratti di autostrade e svincoli nella zona ad est della città) e probabilmente anche quelli che adesso erano a Pulkovo avevano lavorato per vari mesi e ora rientravano a casa. Ho seguito per qualche tempo un forum on line del Corriere della sera dove in tanti, soprattutto giovani si lamentavano del loro pendolarismo obbligato per poter racimolare qualche euro e della penosa situazione di dover percorrere con i mezzi pubblici o propri “anche 50 km” e “addirittura 80” pur di lavorare. Ebbene tornato a casa ho calcolato con Google map quanti km dovevano percorrere quegli uomini che venivano dalla Repubblica dell’Uzbekistan per tornare a casa dai loro cari: la risposta la vedete visivamente nella mappa allegata ma scrivere questa distanza fa un effetto particolare “ 4115 Km “. Spero che questo numero faccia riflettere i tanti giovani che con decine di scusanti stanno ancora nella stessa casa dove sono nati, lamentandosi magari di pochi km giornalieri !


Visualizzazione ingrandita della mappa

Samarcanda
Ma torniamo alla meta dei nostri lavoratori pendolari: Tashkent ; sicuramente non è una destinazione usuale almeno nei nostri aeroporti italiani. Occorre servirsi di internet per scoprire che tale città abitata da oltre due milioni di abitanti si trova in Uzbekistan, lo stato più popoloso dell’Asia centrale Attraverso questi territori per secoli i vari mercanti hanno fatto la spola lungo la cosiddetta “ Via  della Seta” oggi divenuta “ Via del Cotone” , visto che l’Uzbekistan è il secondo produttore al mondo dopo gli Stati Uniti.Inoltre pochi sanno che in una zona desertica al suo interno, chiamata Kyzylkum simile ad un paesaggio lunare , si trova Muruntau, la più grande miniera d’oro a cielo aperto del mondo. Di colonizzatori poi queste terre lontane abitate in origine da tribù iraniche ne hanno visti parecchi:dai mongoli di Gengis Khan , alle legioni di Alessandro Magno, dalle tribù caucasiche agli arabi giunti qui nel 751, poi l’inglobamento nell’impero degli  gli zar e fino ai tempi recenti in cui la sua denominazione era stata di Repubblica Socialista di Uzbekistan.Dal 1991 l’Uzbekistan è una repubblica indipendente ma la sua anima è sicuramente multietnica come i geni di quelli che l’hanno abitata.Basta leggere nella storia del paese o dare un’occhiata alle lingue e alla scrittura e viene fuori il lungo cammino di questo paese abitato già nel VI° secolo avanti Cristo. Qui le religioni sono state diverse , dal buddismo all’Islamismo, dallo Zoroastrismo al cristianesimo nestoriano. Si è parlato l’arabo, si è usato il russo e l’alfabeto cirillico, poi si è tornati ad usare la lingua uzbeca ma utilizzando i caratteri latini. Oggi per ragioni economiche si usa il russo come lingua del commercio ma nelle campagne dove ancora è diffuso il baratto. si continua a parlare l’uzbeco mentre a Samarcanda si parla il tagiko. Per chi avesse cominciato ad incuriosirsi diremo che la città di Samarcanda resa magnifica da Tamerlano al punto che lasciò stupito perfino Alessandro Magno si trova proprio in questo paese. Inoltre nonostante i nefasti effetti distruttivi dei terremoti e le improprie edificazioni di stile sovietico, questo paese lascia ancora stupefatti i visitatori e  sebbene l’Unesco l’abbia inserita tra i siti Patrimonio dell’Umanità sono ancora rari i turisti che decidono di andare in Uzbekistan per scoprirne le meraviglie.
Comunque se vi capitasse di incontrare degli Uzbeki , per favore evitate di lamentatevi dei fatto che lavorate lontano da  casa e magari regalategli un bel rotolo di domopack ultraresistente, qui in Russia infatti il polietilene è di scarsa qualità, siamo certi che si ricorderà di voi alla prossima trasferta.

autore: Rolando Profita